La scomparsa di Giancarlo Tesini lascia un enorme vuoto nella nostra società e in tutto lo sport bolognese e della pallacanestro in particolare. Un vero e proprio padre nell’era moderna della S.G. Fortitudo, di cui è stato presidente dal 1983 al 2017 e da allora Presidente Onorario, rafforzando il suo ruolo centrale nella educazione non solo sportiva delle nuove generazioni, allargando il campo di attività con la rinascita della Sezione Ginnastica – assieme alla compianta Tina Morri – e accogliendo nella società e negli spazi della Palestra Furla il progetto Over Limits di Marco Calamai. Una presidenza, quella di Tesini, che richiamava costantemente i valori fondanti della S.G. Fortitudo e dell’opera di Don Mariotti nella crescita dei giovani e nell’attenzione alle nuove esigenze delle famiglie. Un amore, quello verso la nostra S.G. Fortitudo, che Giancarlo ha mantenuto intatto fino all’ultimo, interessandosi di ogni aspetto sportivo e societario e dispensando consigli che si sono sempre dimostrati sapienti ed equilibrati, come era naturale attendersi da una persona del suo spessore.

Come non ricordare, inoltre, la stagione della sua presidenza della Fortitudo Pallacanestro, dal 1972 al 1976, quando raccolse il testimone dai grandi padri fondatori, il Cavalier Lucchini, Piero Parisini, Beppe Lamberti, cercando di portare la Effe Scudata ad una gestione più professionistica, in grado di competere nella serie maggiore con le grandi forze del basket italiano dell’epoca. Fondamentale, negli stessi anni, fu poi la sua presidenza della Legabasket, che sotto la sua guida operò un salto di qualità fondamentale: basti pensare alla stipula del primo contratto televisivo con la RAI, alla creazione della Serie A2 – che allargò positivamente il bacino di interesse nei confronti della pallacanestro – alla nascita della “poule scudetto”, primo embrione di quelli che poi diventeranno i playoffs per l’assegnazione del titolo nazionale. In pochi anni il basket italiano venne trasformato ed innovato su impulso di Giancarlo Tesini, che Dan Peterson non esitò a definire “un gigante”.

Un gigante giustamente meritevole di tanti riconoscimenti, tra cui quello forse a lui più caro: la Turrita d’Argento conferitagli dal Comune di Bologna nel 2019 per la sua carriera politica – sempre improntata alla passione, alla competenza e alla ricerca del dialogo al di là delle differenze – e per aver contribuito in modo decisivo come dirigente sportivo a fare di Bologna “Basket City”, il punto nevralgico della pallacanestro italiana.
In questo momento di enorme tristezza, non possiamo che stringerci tutti attorno alla sua splendida famiglia, con l’orgoglio di aver potuto beneficiare della sua guida autorevole, della sua intelligenza e del suo grande affetto.